È la festa di compleanno di Carlo, a maggio, e la sua
mamma organizza ai giardini, una caccia al tesoro, nascondendo dei cartoncini
di carta colorata (verde, gialla, rossa) ognuno con un “valore “ diverso: i
cartoncini verdi indicano valore 1; i cartoncini rossi indicano valore 2; i
cartoncini gialli indicano valore 3. Si tratta di trovare il maggior numero di
cartoncini e fare l’addizione dei punteggi.
I bambini sono in prima elementare: una bambina, compagna
di Carlo, guarda seria e dice alla mamma : – “Ma non è possibile fare
l’addizione”.
– Perché? chiede la mamma.
La risposta : “perché non ci sono il segno più ed il
segno uguale. L’addizione è solo fatta con il segno più ed il segno uguale”
La bambina
sbaglia? Ha una “misconcenzione”? No! La bambina ha identificato l’ addizione
con una stringa di simboli sul quaderno perché la sua esperienza di matematica
nei sei mesi di prima elementare è unicamente legata al suo quaderno, alla
scrittura. Non ha fatto calcoli mentali e non ha contato oggetti reali per
sommare (solo disegnato pallini o mele sul quaderno); probabilmente i regoli
colorati, quei bastoncini che sono un modello concreto dei numeri giacciono nel
bauletto, anche se forse li avrà disegnato (rettangoli) e colorato sul
quaderno. Con poche esperienze la bambina avrebbe compreso immediatamente
questo nuovo uso dei numeri per il gioco (quei numeri non rappresentato
quantità concrete ma un valore che serve per confrontare e vincere). Comunque,
con un breve dialogo con la mamma di Carlo capirà sicuramente: questa
esperienza sarà sicuramente foriera di nuove idee e riflessioni. Non è mai
troppo tardi!
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