martedì 22 aprile 2014

Una insegnante ci scrive per descrivere il clima malsano che stanno determinando le prove Invalsi nelle scuole

Quest'anno insegno in una quinta elementare e da qualche settimana aleggia nella mia classe l'ansia per questa sorta di valutazione che avverrà il 6 e il 7 maggio.

Le insegnanti sembrano delle mine vaganti: non fanno altro che somministrare questi test, con la speranza di addestrare i bambini il più possibile. Mi sembra assurdo che la scuola si sia ridotta a questo e non trovo proprio il senso di tutto ciò.
Per non parlare poi dei contenuti di queste prove: a dir poco deludenti e offensivi dell'intelligenza dei bambini. 
Cronometro alla mano, silenzio surreale in aula, sguardi persi nel vuoto...
Correggendo i test di Matematica proposti ho riscontrato alcuni errori nella sezione relativa alla geometria. 
Errori che neanche erano stati evidenziati dalle insegnanti...
Non si fa altro che correre e sottoporre i bambini a "torture" inutili!
Cosa ancor più imbarazzante è il voler a tutti i costi spiegare gli argomenti presenti su questi test, in vista proprio delle prove Invalsi. 
Ma come mai l'autostima delle insegnanti dipende da questa valutazione? Come mai hanno il terrore di fare brutta figura? Perché si sentono continuamente minacciate?
Credo moltissimo nella libertà d'insegnamento e non permetterò a nessuno di "impormi" quello che devo fare e il modo in cui lo devo fare, una volta che ho chiuso la porta della mia aula!

6 commenti:

  1. Sono mamma di una bimba di sette anni che frequenta la seconda primaria
    Seguo da oltre un anno i blog del Prof. Israel e condivido le sue perplessità sull'Invalsi.
    Però.
    Però debbo dire che a smentire dubbi e placare ansie e timori sulle imminenti prove è stata la maestra (prevalente) di mia figlia.
    Debbo innanzitutto dire di essere fortunata in quanto la maestra F. M. è una persona preparata e una bravissima insegnante.
    Nessuna ansia, nessun panico: la maestra ha semplicemente svolto il programma con tranquillità fregandosene bellamente dello "spettro" della valutazione.
    Ha fatto comprare due libri di esetcitazione alle prove (perché dietro l'Invalsi è nato un fiorente commercio e perché è stata una decisione comune...) che ha fatto utilizzare alla classe una volta a settimana, da gennaio. Soprattutto, ha fatto lasciare questi due eserciziari in classe per evitare intromissioni da parte dei genitori, suppongo.
    Da parte mia ho notato che mia figlia a volte sbaglia, altre volte è velocissima e risponde esattamente, altre volte ha bisogno di un po' di tempo in più..
    Insomma, credo che rientri nella normalità di una bimba di sette anni. E fino ad ora non ha avuto particolari difficoltà nel rispondere alle domande (si è esercitata durante le vacanze pasquali sulle prove degli scorsi anni, scaricate sul sito dell'Invalsi, mia iniziativa).
    Questo per dire anche che se un insegnante è preparato e ha svolto il suo lavoro e se la scuola nel complesso funziona problemi non ce ne sono, nonostante le mille storture dell'Invalsi messe così bene in evidenza su questo blog.
    Trovo alla luce della mia personale esperienza di genitore e dell'aria tranquillamente respirabile nella Scuola di mia figlia lo sfogo dell'insegnante molto sopra le righe.


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    1. Gentile Signora, distinguiamo. Che vi siano situazioni come quella descritta dall’insegnante che ci ha scritto si può dirlo per diretta esperienza o per molte testimonianze raccolte. Poi vi sono situazioni come la sua in cui il clima è tranquillo e disteso: non abbiamo difficoltà a crederlo. Ma la maestra – certamente competente e bravissima, come lei dice – non se ne è affatto fregata bellamente dello spettro della valutazione. Al contrario, ha fatto la cosa più sbagliata : addestrare ai test, addirittura una volta a settimana, sostituendo un terzo della didattica ordinaria con l’addestramento ai test, ovvero con il “teaching to the test”, il che persino l’Invalsi sostiene di non voler incentivare. I test dovrebbero valutare gli esiti in termini di apprendimento della didattica ordinaria, e non introdurre una nuova materia, anzi due: la matematica dei test e l’italiano dei test. La preghiamo cortesemente di avere la pazienza di leggere questa intervista:
      http://www.laletteraturaenoi.it/index.php/scuola_e_noi/255-invalsi-e-altre-storie-intervista-a-giorgio-israel.html
      Inoltre, la maestra ha fatto un secondo grave errore: far acquistare ben due di quei libercoli di esercitazioni, attorno a cui – come dice proprio lei – è nato un fiorente commercio, che talora porta quattrini in tasca a chi già ne prende per preparare i test.
      Quantomeno, insegnanti che conosciamo si sono limitati a far esercitare gli alunni sui test Invalsi degli anni precedenti senza pretendere l’acquisto di questa diseducativa letteratura.
      Lei dice che sua figlia a volte sbaglia, a volte è velocissima, altre volte ha bisogno di tempo in più. Questa è un’altra caratteristica dei test Invalsi: misurano la velocità di risposta. Così può accadere – conosciamo molti casi del genere – che chi è più abile in enigmistica, e magari è un perfetto ignorante o incapace, riesce bene nei test laddove ha avuto un pessimo giudizio nella materia: pensiamo a casi noti di studenti che hanno collezionato per tre anni delle scuole medie insufficienze in matematica, poi hanno avuto 8 ai test Invalsi, e, passati al liceo, hanno ripreso a collezionare 3 o 4. Questo perché le capacità matematiche non hanno niente a che fare con la velocità: una persona lenta ma profonda può essere molto superiore a una veloce, intuitiva ma superficiale e magari anche ignorante. Del resto i modelli statistici usati dall’Invalsi (modello di Rasch) falliscono se l’alunno risponde a tutti i test, per cui il criterio è il massimo di risposte corrette, ovvero la valutazione della velocità.
      La matematica che si fa nella didattica ordinaria non è riflessa dai test. Quindi fare “teaching to the test” è quattro volte sbagliato: perché non appartiene alla funzione istituzionale dell’Invalsi altro che valutare gli esiti della didattica ordinaria; perché introduce una nuova materia che non ha niente a che fare con la matematica propriamente detta; perché abitua alla velocità di risposta anziché alla riflessione e all’acquisizione concettuale profonda; perché incentiva un giro di affari che non dovrebbe aver nulla a che fare con una sana didattica.
      Perciò, l’insegnante di sua figlia sarà certamente eccellente e tranquillizzante – non vi sono elementi per metterlo in dubbio – ma sta sbagliando, e di grosso, e proprio perché è bravissima dovrebbe capirlo e cambiare strada, facendo solo didattica ordinaria, approfondendo i concetti in un dialogo disteso con i bambini, sviluppando casi, problemi, facendo molta geometria, che è la parte didatticamente più formativa della matematica.

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  2. Mi era sfuggito nel leggere il suo post che lei dice che l'insegnante ha fatto lasciare gli eserciziari in classe «per evitare intromissioni da parte dei genitori, suppongo». Per parte mia, non faccio alcuna supposizione, ma mi limito a raccontare un episodio. In una scuola l'insegnante impone l'acquisto di un eserciziario con la medesima clausola. Un genitore – che conosco personalmente – si ribella e chiede perché mai non possa vedere il libro. Punta i piedi e ottiene di vederlo e scopre che l'autore è un collaboratore dell'Invalsi che prepara i test (e prende quattrini per questo, conflitto d'interessi). Allora si oppone e, come risultato, l'insegnante fa macchina indietro e non fa adottare alcun eserciziario.

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    1. La ringrazio della sua esauriente risposta e del suo punto di vista, Professore.
      L'acquisto dei due "eserciziari" ("Obiettivo Invalsi", matematica a cura di Silvia Piangerelli; italiano a cura di Federica Goffi, I saperi Editrice) è stato *deciso* (imposto?) per tutte le classi in consiglio, non è stata una decisione dell'insegnante di mia figlia.
      Quando io feci presente che si potevano scaricare tranquillamente on line le prove passate, come anche lei mi ha fatto giustamente notare, Professore, la maestra e soprattutto le altre mamme mi hanno guardato come se al mio posto ci fosse un alieno dello spazio profondo... La risposta datami è stata più o meno: "Con i soldi per carta e inchiostro stampante e il tempo che perdi a scaricare e a stampare fai prima a comprare gli eserciziari". Mi sono adeguata.
      In una risposta più in basso leggo:
      " Ho misurato la mia capacità di genitore singolo di far arrivare quel che penso in materia: nulla. In maniera più o meno gentile e civile, comunque nessun docente che ho incontrato intende mettere in discussione questa prassi, così come non interessa la maggior parte dei genitori."
      E purtroppo debbo condividerla in toto.
      Per questo motivo ho apprezzato il clima di serenità menefreghista che aleggia a scuola.
      Almeno i bambini, in classe di mia figlia, non vengono stressati per niente.

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  3. Anche io ho una figlia in seconda elementare, la mia quinta, quindi di testi Invalsi ho una certa esperienza, dai primi timidi tentativi alla loro intronizzazione come elementi di valutazione per studenti e docenti.
    L’insegnante di mia figlia, che per altri versi ha anche lati positivi, ci ha fatto comprare in primo luogo a inizio anno degli eserciziari generici di matematica e italiano, anche perché contenevano entrambi un'appendice di esercitazioni sulle prove invalsi. Non contenta, attorno a gennaio la maestra ha fatto comprare due ulteriori eserciziari specifici per l'invalsi (italiano e matematica). Per un paio di mesi questi test sono stati oggetto di esercitazioni ricorrenti in classe. Quando, durante le scorse vacanze pasquali, la maestra ha assegnato l'esecuzione a casa cronometrata di alcune prove invalsi, con divieto tassativo ai genitori di correggere, ho scritto alla maestra una lunga mail, spiegandole le ragioni per cui, secondo me, tutta questa didattica volta a imparare a fare un test fosse un errore e soprattutto una perdita di tempo, che poteva essere usato meglio facendo della vera didattica. La risposta è stata tanto articolata quanto insoddisfacente: la maestra ha detto che lei è un funzionario dello stato, che deve fare al meglio quel che le chiedono, che la dirigenza scolastica fa pressioni perché i risultati siano buoni, che in forza della sua esperienza lei è certa di poter trasformare anche le correzioni di queste esercitazioni in occasioni didattiche interessanti. Mia figlia, dunque, quest'anno ha svolto due libri completi più altre numerose pagine di test invalsi. Sono test che non insegnano niente, a volte confondono le idee, potrebbero andare giusto bene se proposti come si faceva quando furono introdotti con la mia grande (20 anni): un giorno arriva un signore con dei fogli, si fa quel che si può e non ci si pensa più.
    Il clima di quest’anno comunque non è così rilassato come quello descritto da Maria Pia: la maestra sembra molto tesa sulle prestazioni ai test, ha detto ai bambini che si tratta di una cosa importantissima (mentre io con mia figlia ho sdrammatizzato), ha scritto ai genitori che dovevano collaborare perché la valutazione dei bambini dipende anche dai test, mentre - se ho capito bene - in seconda elementare la valutazione Invalsi non è individuale, ma riguarda insegnanti e scuole, non i singoli alunni. Invece sono diventati il tratto distintivo del suo anno scolastico, voti compresi, ma per un motivo diverso: visto che si fanno le simulazioni dei test, i voti vengono assegnati su queste.
    Stessa cosa nelle medie, dove la mia seconda figlia quest'anno troverà gli invalsi anche all'esame finale. Ma sono tre anni che le simulazioni di prove vengono usate anche per dare una parte dei voti durante l'anno. Se una gran fetta del tempo se ne va in questa attività è ovvio che non ci sia poi tempo di valutare altro.
    Ho misurato la mia capacità di genitore singolo di far arrivare quel che penso in materia: nulla. In maniera più o meno gentile e civile, comunque nessun docente che ho incontrato intende mettere in discussione questa prassi, così come non interessa la maggior parte dei genitori. Al contrario, so di scuole private dove non si fanno le esercitazioni per gli invalsi, e i genitori sono ARRABBIATI perché temono prestazioni inferiori dei loro figli. Lei, professore, ha citato un genitore che è riuscito a farsi ascoltare, ma a me sembra più l’eccezione che la regola: a che titolo io, che sono solo una mamma, non a mia volta un docente o un esperto in materia, posso sperare di essere ascoltata? Ormai è il regno degli “esperti”, argomentare con buon senso non serve più a nulla.

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  4. Questo infatti mi chiedo: chi decide in quanto tempo si deve risolvere un certo numero di quiz? Il mio bambino ha eseguito una pre-prova così e così, ma ho notato che nella seconda parte gli errori aumentavano e forse giocava un po' di stanchezza, perché ripetuti a casa con calma gli esercizi errati sono stati risolti subito.

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